PARMA

Nuovi imballaggi sostenibili per la filiera del pomodoro da industria

pomodoro da industria

L’Aop Cio, Associazione di Organizzazione di Produttori con sede a Parma, di cui fanno parte Ainpo, Consorzio Casalasco del Pomodoro e Consorzio Agrario di Cremona, ha presentato alla Regione Emilia Romagna il progetto di ricerca TomatER, per il miglioramento della sostenibilità ambientale della filiera del pomodoro da industria attraverso l’impiego di nuovi materiali di imballaggio.

Nella fase di produzione di piantine per il trapianto in pieno campo, che avviene in vivai specializzati, queste sono seminate, coltivate e trasportate in contenitori chiamati “seminiere” che sono in polistirolo. Attualmente, nel Nord Italia, ne vengono utilizzate quasi 5 milioni di pezzi a campagna. Il polistirolo è un materiale termoplastico amorfo che presenta numerose caratteristiche positive, ma che al contempo nella coltivazione del pomodoro, ha numerose criticità.

Le seminiere in polistirolo, infatti, non sono idonee a essere riutilizzate perché non possono essere sterilizzate. L’impossibilità di sterilizzarle, in caso di riuso comporta il rischio che le stesse possono essere vettore di patogeni per le piantine. Il riciclo delle seminiere in polistirolo è difficoltoso per l’elevato rapporto tra volume e peso.

Queste criticità hanno spinto il Cio di Parma a ricercare soluzioni più eco-sostenibili e compatibili con l’economia circolare attraverso l’individuazione di materiali riutilizzabili (non usa e getta) e riciclabili. Il progetto TomatER ha, quindi, l’obiettivo generale di migliorare la sostenibilità ambientale della filiera del pomodoro da industria attraverso l’impiego di nuove seminiere adatte al trapianto a macchina, costituite da materiali plastici alternativi al polistirolo.

Saranno sperimentate due tipologie di seminiere: le prime, costituite in Polistirene (monomateriale) saranno interamente riutilizzabili e completamente riciclabili; le seconde (miste), costituite da due materiali, la base di polistirolo e un rivestimento di rPET termoformato: la base di polistirolo, non venendo mai a contatto diretto con radici e foglie delle piantine può essere riutilizzata per più cicli, mentre il termoformato in rPET viene avviato al riciclo alla fine di ogni ciclo vegetativo.

Il vantaggio in termini di impatto ambientale delle nuove seminere deriva soprattutto dalla possibilità di reimpiegarle e in particolare, nel caso delle monomateriale, ciascuna di esse va incontro a due cicli di impiego nella stessa annata colturale e potrà essere impiegata per diversi anni prima di essere riciclata per realizzare nuove seminiere; nel caso delle miste, la parte superiore in termoformato rPET viene impiegata una sola volta per andare al riciclo (rPET), la parte inferiore in polistirolo, non essendo stata a contatto con la torba e le radici delle piantine, può essere recuperata per essere reimpiegata in un secondo ciclo nello stesso anno e poi successivamente per alcuni anni.

Lo scopo della sperimentazione è di valutare costi/benefici in termini economici e ambientali dell’impiego di questi due tipi di seminiere rispetto a quelle tradizionali in polistirolo, e di capire per quanti anni potranno essere riutilizzate.

Aop Cio, Polistirene, pomodoro da industria, semine, TomatER, transizione ecologica

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