“Val d’Enza, la necessità di un invaso”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona della VAL D’ENZA.
Infrastrutture, opere e manutenzione
- I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova il nostro territorio, e in primis l’agricoltura. Chiediamo alle amministrazioni comunali di sostenere la necessità di realizzare (nel rispetto di quanto emergerà conclusioni del Tavolo Tecnico Regione – Autorità di bacino) alcuni invasi adiacenti al torrente Enza della grandezza di diversi milioni di metri cubi in modo tale da garantire l’acqua all’area reggiana in primis, ma anche a quella parmense.
- Riteniamo necessario stipulare un contratto di fiume anche per l’Enza tra tutti i portatori di interesse. Dal 2017, i contratti di fiume sono stati inseriti in una Legge Regionale per farli diventare uno strumento di programmazione a livello di bacino o sottobacino idrografico, per integrare la mitigazione del rischio idraulico per una corretta gestione delle risorse idriche, la tutela paesaggistica, la valorizzazione ecologica e ambientale del sistema fluviale. Ai sindaci della zona si chiede di condividere un progetto comune, contenente azione condivise di tutela ambientale e turistica dell’Enza.
Direttiva Nitrati: Collegato al problema acqua è anche quello dei nitrati, il cui rispetto dei vincoli della Direttiva, in un’area che raggruppa circa il 40% della zootecnia da latte reggiana, impone agli allevatori ormai da anni un’importante ed onerosa opera di riqualificazione degli insediamenti zootecnici, in termini di infrastrutture, ma anche una disponibilità di terreni e di ricerca di nuovi sbocchi per lo smaltimento degli effluenti zootecnici in eccesso. Per superare o comunque migliorare la problematica si chiede l’appoggio dei candidati sindaci per sostenere:
- l’applicazione più flessibile della normativa per quanto riguarda i periodi di divieto degli spandimenti. Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, domandiamo la possibilità di effettuare lo spandimento degli effluenti zootecnici anche nei mesi di dicembre e gennaio (periodo di divieto assoluto per le zone vulnerabili) anche in base all’andamento meteo-climatico.
- la richiesta, a livello regionale e nazionale, di ridiscutere e rivedere la mappa delle ‘Aree vulnerabili’. Attualmente, infatti gran parte del territorio della Val d’Enza ricade in zona vulnerabile, con pesanti ripercussioni per le aziende zootecniche da latte appartenenti ad un comparto strategico quale quello del Parmigiano-Reggiano. Oggi esistono le condizioni per ridefinire il perimetro delle aree vulnerabili anche e soprattutto alla luce dei recenti studi, ultimo quello dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che finalmente accerta che non sono gli allevamenti zootecnici la fonte principale di inquinamento da nitrati delle falde acquifere. Nel caso in cui venga favorevolmente risolto e superato il problema dell’inquadramento della zona Val d’Enza quale area Vulnerabile, si potranno poi introdurre alcune semplificazioni con particolare riguardo all’introduzione di una maggiore flessibilità ai periodi temporali di spandimento e alla valorizzazione del digestato proveniente dal trattamento dei reflui zootecnici. In vista delle imminenti elezioni regionali, chiediamo alle amministrazioni pubbliche territoriali di supportare il mondo agricolo in un confronto con la Regione.
Fabbricati dismessi: chiediamo che le volumetrie degli edifici ormai cadenti possano essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle, il tutto a beneficio del benessere animale.
Incentivi e sostegno: è fondamentale che i giovani vengano supportati a entrare nel settore con facilitazioni e aiuti economici: facciamo appello alle amministrazioni comunali perché mettano sul tavolo importanti misure ad hoc e si facciano portavoce di questa istanza a ogni livello.
Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.
Fauna selvatica: la questione dei danni da selvatici è diventata insostenibile. La crescita dell’incidenza dei danni è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti. I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo. Per questo chiediamo un supporto alla nostra proposta di riforma radicale della Legge 157/92 che regola in Italia la materia.