ROMA – Dopo anni d’attesa, è stata approvata il 20 maggio dal Senato la Legge italiana sull’agricoltura biologica, uno strumento normativo fondamentale per supportare la transizione agroecologica e permettere di allineare l’Italia agli obiettivi ambiziosi del green deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico e a ridurre del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici e del 20% quello dei fertilizzanti entro il 2030.
Cristiano Fini, presidente di Cia Emilia Romagna, pone l’accento su una rappresentazione distorta che alcuni ospiti del format televisivo in onda sulla emittente ‘La7’ hanno dato sul comportamento degli allevatori italiani
“Chi sbaglia va punito, ma non si può generalizzare e gettare discredito su una intera categoria”
DALLA REDAZIONE – Produzioni biologiche in crescita anche a Piacenza, con oltre 700 aziende che hanno deciso di passare a questa tipologia produttiva, caratterizzata com’è noto, da disciplinari particolarmente restrittivi, senza l’utilizzo di prodotti di sintesi per la difesa dalle avversità. Il motivo? Consumi in costante crescita ed un differente valore aggiunto. Dunque tutte rose e fiori? Non è proprio così.
Marco Allegri si è specializzato in ortaggi e cereali
Sant’Ilario Baganza (Parma) – “Non volevo più usare prodotti chimici nei miei terreni. Per questo ho scelto il biologico, una produzione sana in cui credo molto, che offre un prodotto più sicuro al consumatore, ma anche per lo stesso produttore, rispettando l’ambiente delle nostre colline. Di sicuro produrre bio è impegnativo: richiede sacrifici. Non ci si improvvisa dall’oggi al domani”.
In Emilia Romagna interessati oltre 152mila ettari con più di 5000 imprese agricole coinvolte
A causa della crisi di governo il disegno di legge sulle produzioni biologiche rischia di non vedere la luce. È la preoccupazione del presidente di Cia -Agricoltori Italiani dell’Emilia RomagnaCristiano Fini ricordando come il provvedimento “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” era in discussione al Senato dopo aver ottenuto una prima approvazione alla Camera.
Crescono a livello nazionale, regionale e locale. Le produzioni biologiche, secondo una recente indagine di Accredia, Unioncamere e Infocamere, non sono più una tendenza passeggera, scelta da un gruppo ristretto di agricoltori, ma riguarda oltre 62mila aziende italiane. Solo nei primi nove mesi del 2018 sono cresciute di 4.500 unità ed è aumentato anche il cosiddetto “paniere bio”, che contiene da verdure e legumi, fino a carne, pasta e naturalmente vino, che lo scorso anno ha registrato un vero e proprio boom.
È l’esito del bando unico nazionale del ministero delle Politiche agricole per l’assegnazione gratuita per il 2018 di appezzamenti aggiuntivi da coltivare a vigneto nel terzo anno di applicazione del nuovo regime europeo per la gestione del patrimonio vitivinicolo. Regime che ha introdotto il meccanismo delle autorizzazioni al posto del vecchio sistema dei diritti di impianto e reimpianto liberamente negoziabili e trasferibili.
Nell’ultimo anno i ’ biovigneti’ hanno superato i 100 mila ettari di superficie a livello nazionale e le vendite nella Grande distribuzione hanno segnato un aumento superiore al 40%.Per accompagnare lo sviluppo del settore, accanto al Regolamento comunitario 848/2018, arriva al traguardo il Decreto ministeriale che disciplina il vino biologico: le nuove regole, pubblicate il 27 giugno in Gazzetta Ufficiale, recepiscono il Testo unico del vino.
Il vino biologico è quindi un prodotto le cui vendite in questi ultimi anni sono incrementate in modo rilevante, così come sono aumentate anche le superfici vitate condotte con tecniche a basso impatto ambientale.