Affitti dei terreni: mercato vivace per quelli investiti a pomodoro
Giuseppe Romagnoli
Piacenza – Vendita, ma soprattutto affitto dei terreni nel piacentino: come va il mercato? È sicuramente molto vivace, ma soprattutto per quelli atti a coltivare il pomodoro.
I prezzi sono molti variabili, in base alle diverse peculiarità pedoclimatiche, morfologiche e geografiche che li contraddistinguono.
Ma per la montagna, invece, il mercato è fermo, penalizzato dalla quasi totale assenza di produzioni redditizie e dal flagello degli animali selvatici. Ne trattiamo con il presidente della Cia di Piacenza Franco Boeri e con il membro del consiglio Vittorio Silva. “Partiamo da una premessa – esordisce Silva -: oggi la dimensione aziendale è indispensabile per la redditività e quindi si deve necessariamente crescere. Quali sono i prodotti coltivati che assicurano reddito?
Soprattutto il pomodoro (tralasciamo i discorsi sul contratto, le tabelle ecc ndr), che però esige una rotazione, perlomeno annuale (sarebbe di due) ed attrezzature costose, con un investimento complessivo di almeno 750/800.000 euro. Di qui il ricorso a società, sinergie operative e/o contoterzisti. Il che significa – specifica Silva- che servono almeno 70 ettari in produzione e quindi almeno il doppio per rispettare la rotazione. Considerato la dimensione aziendale media nel piacentino, ecco che l’affitto diventa indispensabile! Per l’acquisto di un terreno in pianura, in base alle caratteristiche pedoclimatiche (condizione e peculiarità del suolo, collocazione geografica, forma ecc), si va da un minimo di 32.500 euro ad ettaro, ad un massimo di 65.000”.
I fattori condizionanti – spiega il presidente Boeri – sono la prospettiva di utilizzo urbanistico (oggi molto limitata dalla nuova legge regionale per preservare i suoli), l’irrigabilità (fondamentale per il pomodoro), l’accessibilità, la planimetria, la fertilità ed ancora la vicinanza con le proprie terre, il che determina un valore aggiunto. Per l’affitto – spiega ancora Boeri – il mercato è in espansione, dinamico (vale l’1/1,5% del capitale) e si va da un minimo di 520 euro ad ettaro, fino a 850 euro, sempre in base alle caratteristiche menzionate.
È un mercato, appunto, molto vivace che si formalizza presso le associazioni professionali con contratti in deroga, per un periodo di almeno cinque anni. Per la collina (nel piacentino ci si riferisce ai vigneti), i prezzi variano dai 30 ai 50.000 euro l’ettaro, circa 650 euro per l’affitto. Completamente diverso il discorso per la montagna.
“Qui – spiega Boeri – non c’è mercato; assenti le vendite, affitto molto raro; anzitutto le proprietà dei terreni sono molto parcellizzate, le transazioni avvengono solo quando c’è ad esempio la volontà di aprire un agriturismo e quindi è necessaria la conduzione di terreni, per esempio, patate o prodotti biologici.
Ma in montagna lo spopolamento dei terreni è ormai un fatto scontato, chi li lavora è di solito il proprietario che coltiva frumento, orzo, patate, ma i raccolti sono perennemente minacciati dalle presenza massiccia di animali selvatici, soprattutto cinghiali a cui si sono aggiunti altri ungulati.
E da un po’ si è aggiunta la minaccia anche dei lupi. E tralasciamo i disastri prodotti anche ultimamente dai cambiamenti climatici”.
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